Pubblicato su politicadomani Num 90 - Aprile 2009

Aborto "facile"
Riflessioni etiche sulla pillola Ru 486

di Marta Pietroni

Per nulla sicura, con un tasso di mortalità dieci volte superiore ai metodi tradizionali, banalizza un fatto vissuto in forma drammatica lasciando la donna completa

"È certo, non ci sono strumenti di alcun genere per fermare il percorso di approvazione della pillola abortiva in Italia", lo conferma Guido Rasi, direttore dell'Aifa (Agenzia italiana del farmaco). Il farmaco è infatti già stato autorizzato dall'agenzia europea Emea, pertanto, in base alla procedura detta "di mutuo riconoscimento", gli Stati dell'Unione dovranno a loro volta adeguarsi alla decisione. Molte sono state e sono le discussioni in merito all'utilizzo della pillola abortiva, in primis per i seri rischi connessi alla sua somministrazione. Numerose sono anche le perplessità etiche connesse alla diffusione di tale metodo abortivo che secondo alcuni rappresenta l'ennesima forma di banalizzazione dell'aborto, che raggiunge così il suo apice. Emile-Etienne Baulieu, padre della pillola abortiva "scoperta" quasi per caso nel 1982, infatti, il farmaco ha l'obiettivo di "abolire il termine aborto, un termine traumatico quasi quanto l'aborto stesso". "Mi piace pensare che la RU 486 è delle donne, sono loro a dover decidere". L'aborto, quindi, è un fatto privato, della donna. Inoltre, chiedersi ad esempio quando inizi ad esistere un nuovo essere umano, in riferimento alla questione dell'embrione, è pura retorica, dice ancora lo scienziato: il problema è solo connesso alla percezione e alla sensibilità individuale della donna, "è un puro fatto psicologico".
In quest'ottica si rafforza il costante svilimento della figura del medico, che risulta sempre meno decisiva ai fini della tutela della vita (al momento della sua nascita come del suo termine naturale) alimentando, inevitabilmente, la deresponsabilizzazione del sistema sanitario. Verrebbero inoltre vanificati alcuni principi caratterizzanti, ad alto valore etico, contenuti nella legge 194: quelli che mirano ad offrire un sostegno alle donne presentando loro anche alternative all'aborto, in nome della dignità dell'embrione, che è considerato in tutto un essere umano all'inizio del suo sviluppo.
L'aspirazione di molti è che in un futuro non troppo lontano sia permesso l'utilizzo privato, in casa, della pillola Ru 486. Un modo, questo, per accentuare la drammaticità di un evento che verrebbe vissuto dalla donna in totale solitudine.
Inoltre, e questo è un fattore da tenere in seria considerazione, risulta dai dati forniti dalla letteratura medico-scientifica relativi alla rischiosità della pillola abortiva, che la Ru 486 causa la morte della donna dieci volte in più rispetto all'aborto chirurgico. Nel novembre 2004 la Fda (l'Agenzia Usa che si occupa della regolamentazione dei prodotti alimentari e farmaceutici) ordina di inserire nel "bugiardino" che accompagna le pillole, tra gli effetti indesiderati, "gravi infezioni batteriche, sepsi, emorragie, morte". Sono infatti almeno 16 le morti accertate in occidente dovute alla procedura farmacologica della Ru 486.
Questi, insieme al fondamentale problema educativo connesso alla diffusione di tali metodiche che hanno il risultato e perfino lo scopo dichiarato di banalizzare un tema drammatico per la donna e per la vita nascente, sono solo alcuni dei problematici aspetti legati all'utilizzo di questa nuova tecnica abortiva.
A tutto ciò si aggiungono le motivazioni economiche che sono alla base di un business dalle proporzioni gigantesche come la diffusione dell'Ru 486 nei paesi del Terzo Mondo. Ma questo è un altro discorso che merita, come la produzione delle armi e la diffusione di Ogm, un capitolo a parte.

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Num 90 Aprile 2009 | politicadomani.it